Storie di animali, di empatia e di antispecismo letterario - Foglietti #4
Una riflessione su come si diventa animali migliori e come si trasforma un romanzo giallo in un manifesto a difesa degli animali e della natura.
Amo gli animali e lo so da tantissimo tempo.
Da bambina possedevo un vero e proprio arsenale di animali peluche, ognuno dei quali aveva un nome, una storia, una personalità precisa e una rete relazionale che dava senso e direzione al suo operato all’interno della mia cameretta. Si, già da piccola mi piaceva evidentemente vivere le cose alla giornata.
Sentivo innanzitutto che loro, semplici proiezioni giocattolo degli animali, potevano sentire, proprio come me, e se è vero che questa inconsapevole intuizione diceva molto della bambina che ero, è altrettanto vero che avrebbe predetto moltissimo dell’adulta (aiuto) che sarei diventata: un’inguaribile empatica.
Quindi mettetevi comodə, perché oggi parliamo di animali (quelli veri), di empatia e di un libro che vale la pena leggere anche se fa un po’ male. Tipo il bugiardino con le settantordici controindicazioni di un farmaco per la tosse.

Legami interspeci(ali)
Se mi chiedeste che animale vorrei essere, non esiterei un istante e vi risponderei così: un polpo, ossia uno degli animali più stupefacenti sul pianeta Terra.
Il polpo sa fare tipo un triliardo di cose. Ha una comprovata capacità di problem solving (utile in mare, ma anche per un colloquio conoscitivo), sa utilizzare oggetti circostanti come veri e propri strumenti ed è capace di mimetizzarsi e modificare la forma del proprio corpo non solo per difendersi dai predatori, ma anche per veicolare una forma di comunicazione visiva finalizzata a esprimere intenti o emozioni. Se poi aggiungiamo che questo tipino è pure in grado di riconoscere individui specifici e di creare legami anche al di fuori della sua specie, capite bene che il polpo è un animale di gran lunga più figo di noi. Quasi un supereroe invertebrato.
Un superpolpo!
Tutte queste nozioni sui polpi le ho apprese nel 2022 quando, in preda allo scrolling infinito su Netflix, mi sono imbattuta ne Il mio amico in fondo al mare, pluripremiato film-documentario diretto da Pippa Ehrlich e James Reed che racconta la storia vera e commovente dell’amicizia nata tra il protagonista e un polpo tra le acque oceaniche del Sudafrica.
Qualcunə di voi potrebbe trovare inverosimile o persino ridicolo un rapporto d’amicizia tra un uomo e un polpo, eppure il messaggio veicolato da questa storia non è un invito a tuffarsi in mare aperto e trovare un polpo con cui fare aperitivo il mercoledì dopo lavoro, bensì a riflettere su due fatti importanti: che tutti gli animali sono esseri intelligenti, emozionali e capaci di comunicare e che, con un buona dose di empatia, possiamo capire e farci capire anche da specie diverse dalla nostra.
L’empatia come linguaggio universale
Se oggi so riconoscere e leggere con accuratezza gli stati d’animo, i desideri e le intenzioni di Mia e Marshall - che sono rispettivamente la mia arzilla cagnolina 14enne e il mio morbido gattone adolescente - è grazie ai tanti anni di convivenza in cui, osservando a lungo i loro comportamenti in momenti e situazioni diverse, ho imparato a sentire ciò che sentono loro, decifrando il loro linguaggio non verbale e sbloccando la porta d’accesso al loro universo emotivo. E se Mia fosse una gallina e Marshall un maiale sarei comunque qui a raccontarvi la stessa storia, perché l’empatia può e dovrebbe essere un linguaggio universale inter e infraspecie. Peccato che essere empaticə abbia un costo in termini di consapevolezza, vulnerabilità e scelte.
In particolare, dare uguale valore alla vita e alle emozioni umane e a quelle degli altri animali vuol dire (rischiare di) mettere in discussione il nostro modo di stare al mondo. Perché quello che mettiamo nel nostro piatto, i vestiti che indossiamo, come decidiamo di spostarci in città, ma anche le nostre scelte politiche e, ancora, le forme di intrattenimento e il tipo di turismo che decidiamo di finanziare: tutto questo e tanto altro, anche se non ce ne accorgiamo, spesso ha a che fare con gli animali e il loro sfruttamento. Avere consapevolezza di ciò e modificare le nostre abitudini per tutelare le altre forme di vita sulla Terra richiede tempo, sforzi e un grande dispendio emotivo, ma è anche il miglior investimento per un futuro più giusto e umano.
Parola mia e del polpo che vorrei essere.
Diventare animali migliori
Lo so, questo pistolotto di domenica mattina forse vi sta annichilendo, ma qui stiamo provando a portare avanti insieme una roba difficilissima che è la vita da grandi, amici e amiche, e dal momento che diventare grandi significa anche arricchirsi di nuove consapevolezze su di noi e il mondo che abitiamo, trovo doveroso ogni tanto accollarsi qualche riflessione scomoda, ma necessaria. Insomma, farà male, ma ci tornerà utile a lungo termine.
Concludo, quindi, questo pezzo con qualche parola-chiave e alcuni luoghi comuni riscritti in chiave realistica ed empatica per diventare animali migliori.
Gli animali sono
inferiori auguali a noi, poiché ugualmente dotati di personalità, capaci di provare ed esprimere emozioni, ma anche di coltivare relazioni e comunicare attraverso un loro linguaggio. Se non ce ne rendiamo conto è in buona parte colpa dello specismo, ossia la “convinzione secondo cui gli esseri umani sono superiori per status e valore agli altri animali, e pertanto devono godere di maggiori diritti” (Treccani).“Tutti gli animali sono uguali,
ma alcuni sono più uguali degli altri” (George Orwell, La fattoria degli animali). Questa nota citazione di Orwell potrebbe tradursi oggi nella credenza diffusa secondo cui esistono animali di serie A (addomesticabili e che non si mangiano) e animali di serie B (bestiame destinato a diventare cibo o risorsa umana). Questo pensiero - totalmente errato e pericoloso per il pianeta e i suoi vari ecosistemi - è il prodotto del carnismo, cioè di quel “sistema di credenze invisibile che modella le nostre percezioni sulla carne e sugli animali e che ci spinge, appunto, a mangiare e sfruttare alcuni, e ad amarne altri” (Essere Animali).Si è sempre fatto così (ma si può cambiare). Nel corso degli ultimi anni siamo statə artefici di cambiamenti e rivoluzioni prima impensabili, riuscendo a reinventare, ampliare e trasformare la nostra visione del lavoro, la nostra idea di famiglia, il rapporto con il nostro corpo e molto altro. Sono, dunque, certa e fiduciosa che riusciremo a riscrivere anche la nostra storia con il regno animale, che sia partendo dall’amicizia con un polpo o da nuove e migliori abitudini.
…e parlando di libri
Il potentissimo titolo che voglio consigliarvi oggi è Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, romanzo visionario e fulminante scritto dall’autrice Premio Nobel Olga Tokarczuk e pubblicato in Italia da Bompiani nella traduzione di Silvano De Fanti.
Ritengo che la psiche umana sia nata per tutelarci dal vedere la verità. Per non consentirci di scorgerne direttamente il meccanismo. La psiche è il nostro sistema di difesa: si adopera per non farci mai comprendere ciò che ci circonda. Si occupa principalmente di filtrare le informazioni, sebbene le possibilità del nostro cervello siano enormi. Perché quel sapere non sarebbe sostenibile. Ogni minima particella del mondo si compone infatti di sofferenza.
Olga Tokarczuk, Guida il tuo carro sulle ossa dei morti.
La storia ha luogo in una remota e innevata regione della Polonia, dove una serie di misteriose morti scuote una piccola comunità. La protagonista, Janina Duszejko, ex ingegnera e appassionata di astrologia, è convinta che gli animali si stiano vendicando della crudeltà degli uomini e inizia a condurre delle indagini in solitaria. Partendo da questa intrigante premessa, il romanzo si trasforma in un’accusa poetica e feroce contro lo sfruttamento della natura e degli esseri senzienti, assumendo i connotati di un trattato antispecista di forte matrice narrativa. Attraverso questa storia, Tokarczuk ci invita a rivedere il nostro ruolo nel mondo, mettendo in discussione la superiorità umana e celebrando una sensibilità ecologica radicale e urgente.
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Davvero ispirazionale. Il potere dell'empatia è da sostenere e diffondere soprattutto perche, ancora nel quotidiano, siano tanti gli esempi di pensarsi superiori come specie, anche nei confronti di altri esseri umani.
Un primo grazie per il consiglio letterario ed un secondo per avermi ricordato di ripescare un documentario che avevo messo in lista.
PS:...e qualche volta, il Polpo, sa anche di calcio 😁
Mamma mia che potenza questa newsletter 😍 Mi ispira moltissimo la lettura che hai consigliato e, nonostante tenti di evitare il più possibile l’argomento perché soffro veramente tanto, posso farmi forza grazie al fatto che l’hai letta anche tu, pur essendo molto sensibile ed empatica. In ogni caso, da vegana da 10 anni SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per gli animali, ci tengo tantissimo a ringraziarti per aver espresso questi pensieri tanto complicati quanto necessari! 🤗